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La reliquia della Famiglia dei Beati Ulma Martiri (25 e 26 Novembre)

 
 
ACCOGLIAMO LA RELIQUIA DELLA FAMIGLIA
DEI BEATI ULMA MARTIRI CHE DOMENICA 3 VERRÀ INSERITA NELL’ALTARE DA CONSACRARE

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Nella solennità di Cristo Re, accogliamo la reliquia della famiglia Ulma dalla Polonia…una famiglia di martiri che hanno testimoniato la regalità di Cristo offrendo la loro vita.
Durante la persecuzione nazista contro gli ebrei scatenatasi in Polonia nel 1939, gli Ulma accolsero in casa una famiglia ebrea composta di 8 persone. Pur consapevoli del rischio e nonostante le ristrettezze economiche, gli Ulma nascosero i Goldmann per un anno e mezzo. Il 24 marzo 1944 si presentarono dei gendarmi che perquisirono l’abitazione. Scoperti i rifugiati i poliziotti trucidarono ambedue le famiglie.
Józef e Wiktoria Ulma avevano una fattoria nella quale lui impiegava competenze e creatività non comuni. Erano un ferventi cristiani. Frequentavano abitualmente la parrocchia dove svolgevano diversi servizi a beneficio della comunità e dell’evangelizzazione, in particolare nella Confraternita del Rosario Vivente. Erano benvoluti da tutti in paese ed erano in buoni rapporti di amicizia con gli ebrei.
I figli, tutti dichiarati beati, sono:
Stanisława, Barbara, Władysław, Franciszek, Antoni, Maria.
Il settimo figlio, fu trovato nato la settimana successiva, quando alcuni uomini dissotterrarono la famiglia Ulma per una sepoltura più degna. L’età dei piccoli va dagli otto anni a neanche un giorno.
I carnefici erano guidati da avversione anticristiana persino prevalente sulle ragioni del nazismo, erano di matrice satanista e esoterica. Essi conoscevano la militanza cattolica degli Ulma e la motivazione evangelica della loro ospitalità, estranea all’interesse economico.
La scelta di aiutare gli ebrei venne ponderata alla luce del comandamento dell’amore e dell’esempio del buon samaritano che avevano evidenziato nella loro Bibbia.
 
 
 
 
 
CONOSCIAMO GLI ULMA, FAMIGLIA DI BEATI MARTIRI, DEI QUALI LA RELIQUIA VERRÀ DEPOSTA DENTRO L’ALTARE, NELLA NUOVA CHIESA DEL SANTUARIO DI MOMPILERI
 
Józef Ulma e sua moglie Wiktoria Niemczak sono stati ribattezzati “i samaritani di Markowa”, dal nome del loro villaggio polacco, anche perché nella Bibbia che fu trovata in casa loro era sottolineato in rosso il titolo del capitolo 10 del Vangelo secondo Luca, ovvero la parabola del buon samaritano, nel Vangelo secondo Luca.
Tuttavia, appare ingiusto o almeno riduttivo chiamarli così. Perché, mentre il personaggio di evangelica memoria, oltre ad aver vinto il secolare pregiudizio ed essere sceso dalla propria cavalcatura, ha rimesso di suo, oltre al tempo, soltanto l’olio e il vino utilizzati per la medicazione e i due denari dati all’albergatore, i “samaritani” polacchi hanno messo in gioco la loro stessa vita.
Prima della seconda guerra mondiale, Markowa è un vivace villaggio agricolo, profondamente cattolico e intraprendente, dove vive anche un centinaio di ebrei. Qui si sperimentano nuove coltivazioni e nuove tecniche agrarie, in cui eccelle Józef Ulma, nato il 2 marzo 1900, abile frutticoltore e appassionato apicoltore, che coltiva anche interessi culturali ed è attivissimo nel circolo della Gioventù Cattolica. Divora libri e coltiva anche l’hobby della fotografia grazie al quale oggi disponiamo di un’ottima documentazione fotografica della sua famiglia.
Conosce e si innamora di Wiktoria Niemczak (nata il 10 dicembre 1912), che sposa il 7 luglio 1935 e subito arrivano sei figli: Stanisława (detta Stasia), il 18 luglio 1936; Barbara (Basia), il 6 ottobre 1937; Władysław (Wladzio), nato il 5 dicembre 1938; Franciszek (Franuś), nato il 3 aprile 1940; Antoni (Antoś), nato il 6 giugno 1941; Maria (Marysia), nata il 16 settembre 1942.
Quando inizia la sistematica deportazione verso i campi di concentramento degli ebrei presenti sul territorio polacco, riescono a salvarsi solo quelli che riescono a farsi ospitare e nascondere dai vicini di casa: le ricerche di questi ultimi anni stanno facendo emergere episodi di autentico eroismo di almeno seimila polacchi, che a rischio della loro vita hanno nascosto e salvato gli ebrei, malgrado i tedeschi minaccino di giustiziare chiunque dia loro copertura od ospitalità.
Anche a Markowa si continua ad esercitare questa grande opera di carità cristiana verso gli ebrei. I coniugi Ulma in casa loro nascondono non una ma ben otto persone delle famiglie Goldman, Grünfeld e Didner, approfittando di abitare lontano dal centro abitato e quindi, almeno in teoria, meno esposti alle perquisizioni.
Si pensa che il “Giuda” di turno sia stato il poliziotto di origine ucraina Włodzimierz Leś, che per lungo tempo aveva riscosso il “pizzo” da una delle famiglie ebree ospitate dai coniugi Ulma, al punto da riuscire in pochi mesi a succhiarne l’intera proprietà, salvo poi rivelarne ai superiori il nascondiglio, quando questa è stata nell’impossibilità di continuare a pagare.
Così la mattina del 24 marzo 1944 i nazisti e i membri della polizia locale asservita al regime circondano la casa degli Ulma e riescono facilmente a catturare gli otto ebrei in essa ospitati, giustiziati tutti con un colpo alla nuca. Poi è la volta dei padroni di casa, colpevoli di averli nascosti: Józef e Wiktoria vengono crivellati di colpi sulla porta di casa, davanti ai loro bambini e a molti testimoni costretti ad assistere all’esecuzione e per i quali deve servire come monito.
Il pianto disperato dei sei figli, la maggiore dei quali ha otto anni, mentre la più piccola ne conta appena uno e mezzo, infastidisce gli aggressori, che rivolgono le armi contro la nidiata, sterminandola tutta. «Vi abbiamo tolto il fastidio di dover pensare a loro», dicono in tono beffardo agli atterriti compaesani, che in una manciata di minuti si sono visti sterminare sotto gli occhi ben 16 persone; anzi, 17, perché Wiktoria era quasi al termine della sua settima gravidanza.
Sepolti nel luogo dell’eccidio dai compaesani, costretti a scavare le fosse, dieci mesi dopo vengono esumati di nascosto e a rischio di rappresaglie per dare loro più degna sepoltura nel cimitero parrocchiale di Markowa: si scoprì quindi che la creatura era quasi nata durante l’uccisione della madre.
Józef e Wiktoria Ulma, nel 1995, vennero riconosciuti “Giusti tra le Nazioni”. Nel 2003 la diocesi di Przemyśl ne iniziò il processo di beatificazione, includendoli nel gruppo inizialmente composto da 122 presunti martiri polacchi morti durante la seconda guerra mondiale, capeggiati dal sacerdote Henryk Szuman. Nel corso della fase diocesana, fu deciso di aggiungere i sei bambini, a motivo della fede dei genitori. Il processo diocesano si è concluso il 24 maggio 2011 nella diocesi di Pelplin.
Nel marzo 2017, la Congregazione delle Cause dei Santi ha acconsentito alla richiesta di monsignor Adam Szal, arcivescovo di Przemyśl, nel cui territorio sono vissuti e morti gli Ulma, e ha autorizzato lo scorporo della loro causa da quella collettiva. Il loro cammino verso gli altari è quindi diventato autonomo.
Con il decreto di cui papa Francesco ha autorizzato la promulgazione il 17 dicembre 2022 e con la beatificazione avvenuta il 10 settembre 2023 è ormai certo quanto in molti, non solo in Polonia ormai, ritengono: che questa famiglia abbia in modo eccezionale testimoniato l’amore fino al martirio. Vale anche per il settimo figlio, per il quale ci fu il Battesimo di sangue.
Autore: Gianpiero Pettiti